Ho ricamato al freddo
la solitudine del ramo
mentre le foglie dello spoglio
erano aria
nel vortice di tramontana
Ho ricamato le lacrime del gelo
al cielo nuvolo del pensarti senz’averti
e gli ultimi stormi volavano al tuo tepore
come le note d’una campana di mezzo
Il giorno si spezza e la notte non dorme
i fiori sono dita posate d’imposato
e lo sguardo che non ho visto
è il tormento della luce e il sogno del buio
Li avrei voluti quegli occhi persi
li avrei voluti come il
pizzo d’una carezza che si ritrova
più sfugge e più vuole il guanciale
d’ogni smarrirsi di darsi e farsi cuore
E t’avrei cullata
più che degli anni colmati
d’ogni spazio allattato di noi
per cantarti di sussurro
ciò che le labbra
di suggere d’amare
fanno al seno dell’inverno
francesconigri©26.11.2013