Il mio autunno si è spogliato ancora
è rimasto il nudo dell’andare
quello che va via da sè ed il sè porta
del perdersi e del ritrovarsi
Il vento spazza ora le foglie
il freddo le macera
la pioggia ne fa concime
Le radici hanno ascoltato ogni cosa
il loro distaccarsi
il loro volare
il rotolare
l’accartocciarsi
il sibilo delle folate
lo scrosciare del piovere
Tutto ha parlato il linguaggio del nudo
e i rami godono ora la corteccia
il cielo ampio
le zolle umide
Tutto pare gelo
ma è l’intimo che si ritrova
e il perso prepara il ruvido
ai petali che verranno
Se vieni a me di questo nudo
anche il tuo autunno andato
sarà un tornarti
e il legno rivestirà il flauto
e al vuoto dei pori
le dita dei tempi
saliranno al fiato le note
dell’espirare l’alito del caldo
Cos’è l’inverno
se non due autunni
uno che si spoglia
e l’altro che veste di nudo
E dov’è il calore
se non proprio in quei seni di tronchi
che s’attorcigliano di tempo
o s’ergono dritti di spazi riempiti all’alto
come carezze del duro all’impossibile
o baci lenti gustati tenaci e persistenti
di ciò che dicesi finito all’infinito
L’immenso è una trama di contrari
o il contrario di due eguali che s’incontra
e nel riempirlo
è il sogno che accalora
francesconigri©27.11.2013
Splendido lavoro.
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Grazie 🙂 un caro saluto 🙂
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