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I passi lampionarono i vicoli
del ferro battuto che orna il cielo
e le pareti delle nostre anse
bevvero della stanza dell’oceano

Ricordo ancora i gemiti dell’acque
colorare i corsi delle tue labbra
ai fremiti dei due mari baciati
e quella sete di sorgenti e foci

Fiumi fiumi di lumi celebrati
incensarono le luci del fioco
e tutte le lune si accesero
al tempo fermo della notte amata

Già le oscure cimase volarono
i soffitti degli archi s’aprirono
e tutto fu un unico giorno fuso
di palazzi aperti all’universale

E quel sole notturno d’uno scrigno
di quei sussurri cantati e gridati
che meriggiarono l’alba affamata
del senso del buio che cerca e trova

Una danza docciata di profumi
creme di sapori salmastri e spessi
e i sorrisi delle guance ai tramonti
che s’accordano in chiarori dei seni

I passi bracciati d’anime in tuffo
lampionarono i vicoli alle nebbie
l’umido scoprì i volti dei suoi nomi
e vi sorseggiò il vino degli amplessi

E pur se pare un remoto ventare
questo sibilo rimasto agli occhi
le volte dei pianeti già splendono
e il gusto si cometa di calice

francesconigri©16.02.2014

4 thoughts on “Nella stanza dell’oceano

  1. Quando i posti, il tempo e tutto il resto fanno solo di cornice è perchè conta solo, soltanto e unicamente, l’amore ed un poeta che lo racconti. Sei molto bravo Francesco. Applauso.

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    • Troppo buona Hebe 🙂 già, conta solo l’amare.. Ma non può un amare farsi poesia senza posti, spazi, dimensioni.. Viversi diventa aria, respiro, battito, vita stessa.. Scrivo di vissuto, e lo sai.. E della vita che vuole il viversi per amare.. E lo sai 🙂 ❤

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  2. Sono d’accordo con te nel fatto che non puó un amarsi farsi poesia senza posti, spazi, dimensioni, quello che intendevo dire é che tutto quello passa ad essere la cornice e non il punto focale, ma comunque dev’essere una bella cornice, ahhh quello , si. Per tutto il resto, lo so. Grazie della tua trasparenza nello scrivere. Sei un collega poeta, serio e autentico. 🙂

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