E m’addormento così d’uno scroscio
a ricordarmi la pioggia delle tue acque
quelle che respirai di ali basse
per bere del viaggio delle ore
Mi hai migrato di andare e tornare
come la corsa dei fecondi
e il fendere il vento del goderne
I migratori miravano i nostri battiti
per impararne il teso e le vene
Transoceanico volo
l’amare che migra l’anima del
mare che schiuma i fondali e
li fissa al tempo del cielo
Schiusi
ondati
liberi di maree e mareggiate
salati di cristallino sciolto
colmi di frutti da bocca
Sorridevano i fari accesi
e quelli spenti ne attendevano
per sensare le sponde
al giorno percorso
Continenti alati in
baci planetari
e un universo in polvere
di stelle e nuvole raggiate
Mi hai migrato di andare e tornare
del tornio e della forgia
dell’aratro degli abissi
che regala brezze sudate
Transoceanico volo
l’amare che parte e ritorna
le isole attorno cantano
la completezza delle coste agli orizzonti
Il frutto più bello
quell’annidarsi d’anime
non possiede le terre ma
fa della terra
la dimora dell’alito alto
Timone di tepore
richiamo di primavera
perenne di estivo
nudo di piume
piume di nudo
tra soffi di saliva ventata
francesconigri©19.02.2014
Essere migrato, migrare, migrarci in un volo di vita: atto Transoceanico Universale Sacro. Sei eccelente, collega poeta. Grazie.
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Troppo buona Hebe ❤ grazie ❤
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