M’epitalamo a te
delle fronde dei tempi
al tuo lagarti inchinate
imbevute
intrise
dalle radici arrese
dell’antico fogliame
che ritorna al suo nudo
turgido
bagnato dell’anima
oh sposa mia sposa
E ti canto al letto
dei miei canneti irti
ai tuoi fondali aggrappati
insabbiati
fissati
liquidi chiodi a specchio
del divenirsi al dentro
ove lo sguardo ammira
d’estasi
di luci le pareti
sì sposa mia sposa
E che dica il mondo
delle sue lune illette
o dei suoi raggi immobili
qui più t’amo
d’immane
come di grotte piene
del sorso che le vive
devoto al deglutire
quel puro
mio berti dell’amarci
tuo sposo mia sposa
francesconigri©14.07.2014
Sirmione, Lago di Garda