Il passo felpato
ma incedente
del mio vals incombente
già innamorato al tuo prato
che ricolora l’aria
e lo percorre di danza
guerriero d’anima
tra sorrisi di vento e
ventate di labbra
e sguardi d’ali di
maripose prime ai
profumi di nettare nuovo
incontrò le carezze
pazienti
delle tue attese alle
corolle sbocciate
e la sete
dei tuoi polpastrelli
d’inverno pieno che
ritrova il fluire
irto di fili alla rugiada del tempo
sipido
di sorgente d’erba
ai raggi caldi della primavera
E s’udiva il tuo respiro
solo quello
sgomento
già amante
e la firma del mio
teso di stelo pronto
all’alito linfato
La tenacia baciò la pazienza
il guerriero trovò la sua casa
e vinse i campi delle radici
delle tue acque alle terre
Tu
donna del sangue dolce
ritrovasti il tuo casato
e conquistasti il podere del
grano fertile e fiero
I covoni cantano
ora
estivi
il sole del fiorarti
pronti alla macina
e al pasto del poi
Ti bevvi di vene
mi bevesti di galoppo
e le chiome sbrigliarono le
selle dei recinti
e fu prateria
d’arcobaleni e aquiloni
E i cieli
i cieli azzurri che
riscrivono gli immensi
ammarano i voli delle
vie pregate dei continenti
E qui
più ora
dove i tempi spiegano e
spigano l’unico tempo del
viversi d’amarsi
a te
che non m’hai vissuto di
trecce di chiome
ma di salto all’unico dentro
sereno la ghiaia dello
sgomento e dell’estasi
Anche i sassi ci
ammirano i
passi congiunti dell’oltre
E la tua saliva di vene è
nel frinire cantato
insistente
pervadente
di questi grilli al
giardino del sempre
del borgo incantato
E la bevo di te
spesso
come il fitto dei parchi
allo Stirone assetato
francesconigri©27.07.2014
Grazzano Visconti