Forse ora comprendo il tuo volo
lo comprendo tra le mie braccia
di abbraccio alto di respiro andino
della madre che mi è tornata
da te a me
come il sapore dei coralli
ai viaggi delle correnti del tempo
colorato
del profumo salmastro dei
colori primi
È tornata
la madre della Rupe è tornata
e dal picco più lontano e
insperato mi ha liberato
tra i sogni viaggiati al mare
e gli altopiani planati al cielo
M’ha tornito sempre
di carezze alle pellicole dei tempi
di abbracci migrati di ritorno
fuso dei tempi dei guanciali
ai tempi delle mirate in valli e piane
e mi ha contato
mi ha contato ai giorni
gli aliti ricuciti
di sospiri e gocce
come il latte al suo secchio
e le mammelle strette al darsi
sempre
Ha tornito la spada ed il bastone
insegnato la parola al cuore
il cuore al guerriero
il passo al combattimento
il polso al passo
e quello sguardo sipido
della guerra della pace
Azzurro ed ocra
come letto d’onde schiumate
come vele di patria d’anima
e il respiro che li fa focolare
e li beve
e se ne beve
e anelita il gabbiano
i suoi moli
i suoi sogni cuciti di pazienza
e le sue pazienze cucite di osare
nonostante tutto
il migrato dentro che sta del dentro
E mi torna
ora dell’ancora
e mi tornisce il pronto
di sguardo al figlio della sposa
di bacio a sposo della figlia
come il Pico Bolivár
alla sua terra
e all’aria nuova che libera le zolle
E mi concima
dentro l’anima le cordigliere
e quel suo alto
che vive d’oceani
francesconigri©04.08.2014