Il sapore del mio
nettare alla tua ambrosia
profumò la coppa del mare vivo
e così
salato e dolce
diedero il nome
all’ebbrezza dell’insazio
e sostanza
al gusto immortale
La giovinezza dei pieni d’anfora
cantò i sorrisi alle
colonne delle mie terre
e i letti nuovi
nuotarono i tuoi oceani giunti
alle mie onde bevute
Ora
ti guardo e mi specchio
mi guardi e ti vedi
ti bevo e mi bevi
mi nutri e ti nutro
insazi
delle fatiche che
sposano le rughe
e le amplessano
degli orgasmi infiniti
che ne fanno canali
Canali di cielo di
dii accasati
fusi del dito del pane che
impasta il lievito
all’acqua delle farine
e ne fa cibo
oltre i nomi delle polveri
e i bianchi delle intrasparenze
e ne fa impasto
oltre le gocce dissolte
e misturate trasparenze
Latte di miele
di mandorla al ramo d’ape
saliva di riccio di scoglio
di burro d’albicocche alla crosta
alaria succata d’arancia
di soia oleata di zucchero
quest’ebbrezza
impregnata dello
sprofondarci di crema d’acque
ti canto di labbra piene e
palato affamato
alle labbra intrecciate
di polpa in foglie d’arbusto
E già scopro
nudo
il tuo canto del sempre
nudo
E il bell’amarci
segreto
di questo pasto in calice
francesconigri©24.08.2014
Fra, sono dei versi che hanno sapore e sostanza, movimento e canto, canto della gioia dell’amare. Un canto rinnovato. Un calice da dove poter bere. Grazie, tanto di cappello con inchino di cuore.
"Mi piace""Mi piace"
Il segreto? Hebe.. il bell’amarci 🙂
"Mi piace""Mi piace"