Il mare di ponente
rinacque il levante
e Po ed Arno e Tevere
ne bevvero del cielo
Sentii l’unico d’acque
viaggiare alle tue sorgenti
e dissetarti così
d’un attimo sognato
quello salato di
lacrime e sudore
che trova il dolce della goccia
nell’oceano fuso dei mari
sale sulla pelle
a profumarne il gusto
Così fu quando
carezzai le tue chiome
e furono da allora
lo rispuntare d’ali
che fa d’ogni barlume
il cinguettìo dei battiti
d’aria filata
respiro di vento affrontato e frontato
come la fierezza dell’alba
alla notte spiegata
Così fu l’inizio di
questo intreccio di fili
e le labbra ne
scrissero le liane agli alberi
di roccia in rocca
a farne casa
E il baciarti
e il tuo baciarmi
vestì l’anima della luce
e la carne del buio
e le basole
e le lenzuola
s’abitarono del noi
Ora ti scrivo più dentro
e dentro ti
slaccio ed annodo
trama intessuta di
pori e sangue
‘chè non c’è più metafora
che possa narrare il viversi
del viversi che vuole la storia
versandoci
ancora ed ancora
tra le righe di quest’amarci
Tu Pegàsa
io
costellazione spumata
delle tue stelle nuvate
francesconigri©08.10.14